La battaglia per la visibilità: il problema della discoverability dei videogiochi indie
Un gioco di pescare e cucinare e uno di giocare agli arcade 8-bit ma su carta.
La Strambata
Amiche e amici appassionati di videogiochi, benvenuti! Oggi voglio parlarvi di una questione che tocca da vicino gli indie game developers, un argomento che spesso viene trascurato ma che è di fondamentale importanza: la discoverability dei videogiochi indie. Che cos'è esattamente la discoverability? È la capacità di un videogioco di essere trovato e scoperto da potenziali giocatori all'interno di un mercato affollato. In un mondo in cui tutti hanno la possibilità di pubblicare un gioco, i creatori indipendenti si trovano spesso a lottare per farsi spazio e attirare l'attenzione su di sé.
I videogiochi indie hanno spesso delle idee innovative, storie uniche e una creatività che spinge i limiti dell'immaginazione. Tuttavia, nonostante tutto questo, molti ottimi giochi indie rischiano di restare nell'ombra e passare inosservati. Questo perché i canali di distribuzione tradizionali, come le grandi piattaforme di gioco, spesso si concentrano sui titoli di punta e i giochi più venduti, lasciando poco spazio per i creatori indipendenti. Ci sono così tante gemme nascoste da scoprire, ma come possiamo farlo se non ne siamo nemmeno a conoscenza?
La discoverability diventa una lotta ancora più difficile quando si considera la quantità di giochi che vengono rilasciati ogni giorno. Immaginate di dover nuotare in un oceano di giochi, cercando di trovare quella perla rara che si adatta perfettamente ai vostri gusti e desideri. Senza un adeguato sistema di discoverability, rischiamo di perdere l'opportunità di giocare a giochi straordinari.
È uscito un interessante articolo su Gameindustry.biz che tratta proprio questo argomento. Inizia parlando dell’era della distribuzione digitale dei giochi e di come Valve abbia un po’ dato il via a questa rivoluzione con la piattaforma Steam che proprio in questi giorni ha raggiunto il suo record di 35 milioni di utenti online contemporaneamente.
Il successo di Steam e, successivamente, di tutte le altre piattaforme di distribuzione di giochi come EGS, GoG, Itch.io ha portato a galla anche al loro più grosso problema, la discoverability, appunto.
L’articolo racconta poi che tempo fa Electronic Arts ha rilasciato proprio su Steam una serie di classici giochi PC come Command&Conquer, Dungeon Keeper e Sim City per la felicità dei fan di questo tipo di giochi retrò. La loro uscita e il loro successo li ha fatti schizzare in alto nelle varie classifiche. Fin qua tutto bene tranne che nello stesso periodo, un discreto numero di giochi indie pubblicati in quei giorni venissero scacciati verso il basso delle classifiche, togliendo loro uno dei maggiori sistemi di scoperta dei nuovi giochi.
Questo sarebbe il male anche se le classifiche fossero un semplice conteggio oggettivo delle vendite, ma queste liste sono progettate per aiutare la scoperta piuttosto che per registrare un conteggio delle vendite; esse elencano i giochi "Nuovi e di tendenza", e dare una spinta alle nuove uscite inserendole nelle homepage degli utenti è parte del motivo per cui tali liste esistono.
L’articolo prosegue raccontando l’esperienza di uno di questi sviluppatori indipendenti che suo malgrado è stata colpita dallo shadow dropping, cioè il rilascio di giochi a sorpresa, senza preavviso, di EA. Renee Gittens, questo è il suo nome, ha raccontato su Twitter che aveva programmato l’uscita del suo gioco con grande precisione cercando di stare lontana dall’uscita di grossi titoli e sfruttando il weekend degli sconti. Purtroppo la sua strategia è andata completamente in fumo grazie appunto ad EA, che Renee, ci tiene a sottolinearlo, non incolpa dell’accaduto.
Anche Steam non è colpevole, anzi negli anni ha provato e sta continuando a tentare di migliorare l’esperienza utente per poter dare più spazio e più evidenza ai giochi meno conosciuti ma non per questo meno meritevoli di attenzioni. Seguendo il detto ‘mal comune mezzo gaudio’, Steam può stare tranquilla perché c’è sempre chi sta peggio di lei, pensiamo agli store mobile di Apple e Google dove è praticamente impossibile trovare giochi e applicazioni interessanti e meritevoli in maniera semplice.
Piattaforme come Steam e Epic Games Store stanno cercando di migliorare la discoverability per i giochi indie, offrendo sezioni dedicate e strumenti per i creatori indipendenti per farsi notare. Inoltre, i servizi di abbonamento come Xbox Game Pass e PlayStation Plus possono aiutare a far emergere giochi indie meno conosciuti, dando loro una maggiore visibilità e accessibilità.
Ma cosa possiamo fare noi, come appassionati di giochi, per aiutare a migliorare la discoverability dei giochi indie? Possiamo iniziare dal supporto attivo, parlando dei nostri giochi indie preferiti con amici, familiari e sulle piattaforme di social media. Nel mio piccolo è quello che faccio io con questa newsletter e podcast. Possiamo seguire YouTuber che dedicano 100% del loro tempo a scovare e giocare giochi indie come SplatterCatGaming o, in italiano, Willy Lordo con il suo Indie per cui. Condividere questi titoli può far conoscere ai giocatori le gemme nascoste e spingere più persone a dare loro una possibilità.
La discoverability dei videogiochi indie non è solo un problema per i creatori, ma anche per noi, gli appassionati di giochi. Siamo costantemente alla ricerca di esperienze uniche e coinvolgenti, e i giochi indie possono offrirci proprio questo. Diamo loro una possibilità, sosteniamoli e contribuiamo a far emergere queste gemme nascoste nel vasto universo dei videogiochi.
Proviamo ad aiutare la discoverability. Avete uno o più giochi indie che pensate possa meritare più attenzione? Condividetelo nei commenti! Insieme possiamo rendere la discoverability dei giochi indie una realtà e far sì che questi incredibili titoli ricevano l'attenzione che meritano.
Il Giocatore Gioca
Moonglow Bay inizia con un bel pugno nello stomaco, la storia prosegue con ottime vibrazioni e si conclude nel migliore dei modi (forse, no-spoiler).
È un gioco uscito nel 2021 ma che sta per essere rilasciato su Switch e PlayStation il prossimo 11 Aprile, ed ecco perché ve no sto parlando adesso.
Moonglow Bay è fondamentalmente un RPG “leggero”, dove vestiamo i panni di un ragioniere improvvisato pescatore/cuoco. Dovremo quindi sia pescare, sia cucinare e servire i piatti nel nostro piccolo locale di “street food”. Sembra che io stia parlando di Dave the Diver ma i due giochi condividono solo i ruoli del protagonista e niente altro. A partire dal design, nel nostro caso ci troviamo di fronte ad un gioco in 3D in Voxel, proseguendo con lo stile dei mini-giochi di pesca e cucina e sopratutto le tematiche. Nel caso di Moonglow Bay tutto ruota attorno al senso di comunità e di resilienza. Impareremo a pescare e cucinare per aiutare il paese in cui abitiamo a ripartire dopo che molti degli abitanti hanno abbandonato le loro case a causa della crisi della pesca, dovuta a superstizioni su presunte presenze di mostri marini (vere o no lo lascio scoprire a voi).
Ma ciò che rende Moonglow Bay davvero speciale è l'enfasi sulla narrazione e sulle relazioni personali. Ogni personaggio che incontrerete ha una storia unica da raccontare e interagire con loro vi permetterà di conoscere meglio la comunità e il contesto della città. Ci sono molti momenti emozionanti e commoventi, che vi faranno realmente sentire parte di questa piccola cittadina costiera.
Ci sono un centinaio di specie di pesci e più di 20 luoghi da esplorare e servono circa una ventina di ore per completare il gioco che effettivamente volano via grazie alla bellezza della storia e agli ottimi dialoghi, al tema musicale che ci accompagnerà durante le nostre uscite in barca e al mini-gioco della pesca che tanto mini non è (ci troveremo di fronte anche a vere e proprie “battaglie” con dei boss).
Vedere la città riprendere vita, piano piano, grazie ai nostri sforzi ma non senza qualche battuta d’arresto, è molto gratificante. Insomma una di quelle piccole perle di cui parlavo nella sezione precedente della newsletter che meritano più visibilità. Un capolavoro? No, ma sicuramente un ottimo gioco indipendente.
Nel Podcast parlo di un altro gioco ‘extra’ che non voglio svelare qua.
Gioco dopo Gioco.
Ieri è uscita la puntata di CHIACCHIERE, un appuntamento quindicinale del podcast Insert Coin con
e , che mi ha visto partecipare come ospite (grazie!). In suo onore oggi vi parlerò di Insert Coin to Play, un gioco da tavolo dell’italianissima Little Rocket Games."Insert Coin to Play" è un gioco da tavolo unico, classificato come un flip and write game, creato da Zemilio e Marco Salogni. È adatto per 2-8 giocatori a partire dagli 8 anni di età, con partite che durano circa 15-20 minuti.
Si ispira visivamente all'arte pixelata dei videogiochi 8-bit e si concentra su un gameplay che coinvolge il riempimento di forme su una griglia, rappresentante "livelli" che i giocatori devono completare per avanzare. I giocatori iniziano con carte che delineano queste forme e utilizzano simboli per riempirle, perdendo vite o utilizzando gettoni (coin) per continuare il gioco se falliscono.
La meccanica del gioco richiede che i giocatori disegnino le forme delle loro carte su fogli che rappresentano i vari livelli di gioco, cercando di completarli per ottenere poteri speciali che influenzano il gioco, come guadagnare vite extra o interferire con gli altri giocatori. La partita termina quando un giocatore completa tutti i suoi livelli, non ci sono più carte, un giocatore rimane senza vite e gettoni, o non può inserire un gettone quando viene scoperta una carta "Game Over". La strategia coinvolge la scelta delle forme da completare e il posizionamento strategico all'interno dei livelli per ottimizzare i punti e l'uso dei poteri ottenuti completando i livelli.
È un ottimo gioco da giocare in compagnia, veloce da spiegare e semplice nelle regole ma abbastanza impegnativo e con un pizzico di alea per non risultare facile o noioso.
Sarò breve…
Sta per uscire Dragon’s Dogma 2 e fioccano voti alti.
Lo sviluppatore di Art of Rally ha annunciato il suo nuovo gioco sviluppato in collaborazione con un team italiano: Golden Lap. Manageriale di F1 negli anni ‘70.
È uscito anche Alone in the Dark e non brilla.
Mentre oggi è il giorno di Horizon Forbidden West su PC.
Per Wes Fenlon Dune:Awakening merita una prova anche da parte di chi non è propriamente entusiasta dei giochi open-world survival.
A proposito, consiglio vivamente la sua newsletter dedicata al retrogaming, Read Only Memory. molto interessante.
Anche solo per affinità del nome, mi toccherà comprare Insert Coin To Play :)
Comunque, il tema della discoverability (sai che mi irrita un sacco non trovare una parola adatta in italiano?) è molto interessante. 1) perché non riguarda solo i videogiochi (serie tv, video su YouTube, ebook, ecc); 2) perché sarà sempre più attuale.
Visto che hai chiesto titoli Indie da proporre, non so se possano essere considerati tali, ma The Bookwalker e Return to Grace sono gli ultimi due titoli a cui ho giocato che mi sono piaciuti molto. Specialmente il Camminatore di libri è stata un'esperienza veramente speciale, mentre il secondo molto corto (tre orette lo finisci) ma ti fa riflettere sulla condizione umana.